Sant’Arpino. L’amministrazione comunale spiega i motivi della ristrutturazione delle lapidi marmoree
Sant'Arpino Riceviamo e pubblichiamo dall'amministrazione comunale.
"Eugenio Di Santo si lamenta perché stiamo facendo un intervento di ripristino della sobrietà istituzionale. Ossessionato dal culto della personalità aveva fatto scolpire in ogni lapide marmorea il suo nome, in spregio ad ogni consuetudine istituzionale. Le decine di sindaci che l’hanno preceduto, pur avendo realizzato centinaia di importanti opere pubbliche, piuttosto che incidere il proprio nome nel marmo avevano rispettato la consuetudine istituzionale di lasciare testimonianza con la scritta "l'amministrazione comunale pose" accompagnata dall'anno di completamento dell’opera. Invece Di Santo famoso per aver chiesto un braccialetto da tennis, del valore di 3 mila euro a danno dei pasti dei bambini della scuola elementare, in un delirio di onnipotenza, aveva invaso il paese con il suo nome, scolpendolo in ogni dove ed arrivando a strumentalizzare persino la religione con sculture di papi e santi oltre una gigantesca statua del Redentore modello Rio de Janeiro.
Unico comune d'Italia! Pensava forse di essere un evangelizzatore in un villaggio di pagani e non il sindaco di una comunità civile, senza vergognarsi poi di avere uno stile di vita ben diverso dall'insegnamento della religione cristiana. E' il caso di dire "scherza con i fanti ma lascia stare i santi" ad un sindaco che ha fatto troppi guai. Di fronte a questa assenza di stile istituzionale, sollecitati da tantissimi cittadini, abbiamo pensato di ripristinare una prassi istituzionale consolidata nei secoli. Le lapidi rimangono al loro posto, vengono abbellite e ristrutturate, l'opera per quanto discutibile rimane, la storia non si cancella, i meriti (se ci sono) non vengono negati, viene solo compiuta un'operazione culturale di valenza civile: il nome del sindaco è sostituito dalla scritta "l'amministrazione comunale pose" con il logo del comune e la data che attribuisce inequivocabilmente la paternità politica all’amministrazione (e di conseguenza al sindaco che la capeggia) che ha realizzato l’opera. Da segnalare che alcune lapidi sono prive di autorizzazione di enti preposti, altre sono opere ancora da pagare ossia DEBITI da saldare con le tasche dei cittadini. In questo quadro di assurdità e paradossi, vi era addirittura una lapide di commemorazione di un gesto eroico di un appuntato dei carabinieri santarpinese il cui nome - ironia della sorte - era accostato a quello dell’ex sindaco che invece la legge l'ha violata. La nostra è, dunque, una semplice azione amministrativa che senza voler cancellare la memoria di quanto realizzato riporta nell'alveo della normalità un paese che era deragliato sotto tutti i punti di vista".