Orta di Atella. Caso De Michele. Il PD e ADO “L’ex maggioranza faccia chiarezza sul ruolo di Ragozzino e della lista Coraggio”
Orta di Atella Riceviamo e pubblichiamo dal circolo cittadino del Partito Democratico e dall'Associazione democratici Ortesi.
"Potremmo dire che siamo stati i primi a denunciare, già, in campagna elettorale, l’ambiguità degli atteggiamenti e le frequentazioni del sig. Mario De Michele. Ma non siamo alla ricerca di primati. Oggi, prendiamo atto che tanti si sono ricreduti, condividendo, finalmente, i legittimi dubbi (sic!) sugli scritti commissionati per delegittimare chi cercava di ostacolare un sistema collaudato da oltre un ventennio, che si è concluso con il secondo scioglimento per infiltrazione camorristica.
Non è accettabile, però, il silenzio serbato sull’ennesima grave questione giudiziaria, che vede coinvolto, nostro malgrado, il comune di Orta di Atella. Anche perché non giova a nessuno!
Ora, diventa veramente una questione morale. Di presa di coscienza e di senso di responsabilità.
Non si può più aspettare. Il tempo è ormai scaduto! Qualcuno tende, addirittura, a minimizzare il gravissimo fatto, emerso nel corso delle indagini per i falsi attentati, in cui risulta coindagato, nell’inchiesta svolta dalla Direzione Investigativa Antimafia di Napoli, chi è stato promotore e responsabile politico della Lista “Coraggio”, che sosteneva l’ex maggioranza di governo cittadino, nata a seguito di “accordi” raggiunti in un noto bar aversano.
A tal proposito, sarebbe opportuno che alcuni rappresentanti dell’ex maggioranza, anziché dichiararsi vittime di un sistema, avessero un sussulto di dignità e rendessero noti i veri promotori di quella Lista elettorale ed i reali motivi che portarono alla sua accettazione.
Vorremmo conoscere i soggetti che parteciparono alle trattative per la sua composizione, in quanto tutti erano a conoscenza delle relazioni tra rappresentanti di primo piano dell’ex maggioranza con quel professionista della disinformazione.
Vorremmo sapere, per quale motivo, certi condizionamenti, anziché essere denunciati, venivano subiti nel totale silenzio, da parte di chi stava amministrando.
Sarebbe troppo comodo, ora, soprassedere di fronte a quelle costanti mediazioni fatte, anche, di omesse denunce, poste in essere nel tentativo di aggraziarselo.
Eppure, erano sotto gli occhi di tutti le sue frequentazioni. Come erano sotto gli occhi di tutti quelle entrate a gamba tesa nel dibattito politico cittadino, che hanno condizionato scelte amministrative importanti. Sin dalla campagna elettorale.
Ora, invece, con una sensazionale mistificazione, vorrebbero approfittare di questa squallida vicenda cercando di offuscare il lavoro certosino e capillare degli autorevoli componenti della commissione di accesso. Vorrebbero, cosa che rasenta una lucida follia, ridurlo ad una lettura degli scritti di De Michele che, a detta loro, avrebbero causato lo scioglimento. State sereni. Non vi affannate. Sono altri i motivi che hanno portato allo scioglimento. E voi lo sapete perfettamente!
Alla fine ha ceduto. Non per un problema di coscienza, ma perché quella magistratura e quelle forze dell’ordine, che tanto elogiava e di cui chiedeva, sempre, l’intervento, nei suoi strali quotidiani, nei confronti del politico, del professionista o dell’imprenditore preso di mira, lo avevano smascherato, raccogliendo, nel frattempo, le prove di quell’infame inganno, ed erano andati a bussare alle porte di casa sua, scortandolo, per l’ultima volta, in caserma.
Un epilogo con l’inesorabile applicazione della legge del contrappasso. La giusta punizione per chi pensava di potere inscenare reati di così allarmante pericolosità sociale e prendersi gioco, impunemente, di chi la vita la rischia, ogni giorno, per contrastare, veramente, la criminalità organizzata.
Chi ha, però, condiviso le “gesta” di questo signore, in realtà, condivideva, pure, il suo stato d’animo. L’acredine verso tutto e contro tutti alimentava pura cattiveria e facile invidia sociale.
Ma non è finita qui. Quello che ha organizzato questa persona non è semplicemente il frutto della sua mente oggettivamente deviata. Dietro di lui, anzi, accanto a lui, ci sono persone che hanno, sistematicamente, pensato ed attuato una strategia mediatico-criminale, che puntava a colpire, in maniera diffamatoria e vile, persone perbene. Qualcuno ha parlato di “cecchinaggio mediatico”.
Aspetteremo che gli inquirenti completino il lavoro, individuando, uno per uno, i suoi sodali.
Intanto, però, non possiamo consentire, neanche, che autorevoli esponenti istituzionali locali, continuino a generalizzare su questioni, che andrebbero, invece, esaminate singolarmente. Dimostrano, così, di non conoscere, neppure, le dinamiche dei territori da cui provengono.
La gratitudine e la nostra stima incondizionata vanno, invece, a tutti i giornalisti, seri e capaci, soprattutto, quelli infangati da questo impostore. Giornalisti minacciati, davvero, perché hanno raccontato il malaffare, con onestà intellettuale, restando al di sopra delle parti.
Allo stesso modo, siamo vicini a tutte le vittime di questa persona, alcune delle quali si sono difese pubblicamente, mentre altre hanno scelto di restare in un silenzio operoso, interloquendo con chi di dovere. Avevamo ragione!".