Sant’Arpino. Housing Sociale. Nove mesi dopo il Comune torna su suoi passi. Ora chi chiederà scusa a cittadini e imprenditori?
Sant’Arpino Tanto rumore per nulla. O forse meglio i dubbi (legittimi?) di qualche politico hanno finito con il creare un’impasse di nove mesi che alla fine si è dissolta come neve al sole.
Stiamo parlando della famosa querelle legata all’housing sociale del comparto di Via della Libertà. Con determina nr. 164 del 4 Novembre del Settore Tecnico Servizio Urbanistica, il responsabile dell’area, l’ingegner Lucio Donnarumma, ha archiviato il procedimento di annullamento della determina settoriale n. 67 del 17 marzo 2021
Uscendo dal burocratese è stata confermata la validità della determina con la quale l’allora Responsabile del Servizi e Responsabile Unico del Procedimento, il geometra Vito Buonomo, con proprio provvedimento dirigenziale prendeva atto che le unità abitative che il sig. Santolo D’Ambra, titolare del permesso di costruire n. 19/2016, avrebbe dovuto cedere a titolo di “housing sociale” al Comune di Sant’Arpino quattro appartamenti e quattro box auto a fronte degli iniziali tre.
Nel motivare la propria decisione l’ingegner Donnarumma specifica che “la forma dell’atto, seppur contenente criticità nella formulazione del contenuto delle motivazioni, appare volto in favore dell’Ente sia per quanto riguarda il valore degli immobili, sia per quanto riguarda l’aspetto sociale; è indubbio, infatti, che l’acquisizione di quattro unità immobiliari, seppur di dimensioni minori, al posto di tre potranno consentire ad un ulteriore nucleo familiare “disagiato” di ottenere un alloggio definitivo”.
La vicenda, evidentemente fondata su piedi d’argilla ma che al contempo ha generato uno stato d’impasse impedendo tra l’altro al comune di acquisire a patrimonio comunale per poi mettere in vendita questi alloggi, è nata a seguito di una richiesta da parte dell’ex assessore, ora consigliere comunale di minoranza, Salvatore Lettera, con la quale si chiedevano urgenti chiarimenti avendo riscontrato una serie di presunte gravi illegittimità contenute nella determina adottata dal capo dell’Utc. A seguito dell’azione di Lettera veniva incaricato un legale, l’avvocato Luca Tozzi che esprimeva un parere pro-veritate avvalorando le tesi dell’ex assessore.
Il 10 Maggio, pertanto, veniva avviato dallo stesso Buonomo il procedimento di annullamento in autotutela della stessa determina 67/2021, ottemperando di fatto a quanto sostenuto dal legale incaricato. Ma l’esito dell’istruttoria l’ingegner Donnarumma fuga ogni dubbio avanzato dall’avv. Tozzi e da Lettera sulla piena legittimità dell’allora Responsabile del Servizio a firmare la menzionata determina settoriale “essendone l’unico ad averne competenza”, dopo che “a suo tempo compiuto i dovuti accertamenti per determinare le nuove superfici confrontandole con le precedenti”.
Come specificato nel provvedimento odierno del resto “non vi è stata alcuna variazione essenziale nell’atto settoriale n. 67/2021 ai sensi dell’art. 32 del D.P.R. n. 380/2001, non potendosi ritenere comunque variazioni essenziali quelle che incidono sulla entità delle cubature accessorie, sui volumi tecnici e sulla distribuzione interna delle singole unità abitative”. A tutto ciò va aggiunto “il vantaggio economico indubbio per l ’Ente”, e dall’altro lato rimarcato come a “ tutt’oggi, null’altro è pervenuto da parte di chicchessia per motivare l’annullamento dell’atto settoriale 67/2021”.
Insomma l’allora Responsabile del Servizio, Vito Buonomo, fece l’interesse del Comune di Sant’Arpino nell’accettare la proposta del D’Ambra.
Oggi, dunque, alcune domande sembrano più che legittime. Chi pagherà per questi mesi persi? Qualcuno chiederà scusa all’imprenditore coinvolto che pare essere finito nel mezzo di beghe politiche forse sollevate ad arte? Ma soprattutto cosa si dirà a quei cittadini che magari potevano acquistare uno di questi immobili e al contempo il dissestato comune atellano incassare somme sostanziose?
Francesco Paolo Legnante