Ogni attore ha uno spettacolo “suo”, che ama di più, al quale è più legato. Per Ottavio Buonomo potrebbe ssere proprio “'O vico d'è scugnizze” di cui ne è anche autore. Scritto come atto unico nel 2006 per una manifestazione di beneficenza, fu poi portato nei teatri e nelle piazze d'Italia nella stagione teatrale successiva. Nel 2012 per una sola replica torna in scena con più scene e personaggi. Oggi la commedia è in due atti, con tante musiche, con oltre trenta artisti in scena e viene presentata in questa edizione inedita il 4 maggio 2018 al Teatro Lendi di Sant'Arpino (Ce), sito che negli hanni ha vantato molte “prime” di Buonomo.
La storia è ambientata nel secondo dopoguerra. E' un percorso ed una ricerca forte nella storia che siamo stati. Un vicolo di Napoli è il centro di un piccolo mondo in cui si riesce a dare vita ed anima a maschere naturali, a sentimenti che si intrecciano e si uniscono per creare poesia. Siamo in una città che vive tra grandi contraddizioni ed infinite speranze, tra novelle grottesche e personaggi che seguono la musica come incantati e folli. Nel “Vico” che è anche il nome del ristorante di Donna Concetta, si vivono tante microstorie unite dal filo unico della voglia di migliorare la propria condizione di vita attraverso le facce, le parole e i desideri di tante colorate anime di una città straordinaria. Siamo quasi nel metateatro con momenti di puro divertimento alternati ad altri quasi intimi. Si è in attesa di qualcuno, forse di qualcosa. Si aspetta un sorriso, si aspetta il bene. E quando arriva non tutti riescono a capirlo ed a viverlo con la semplicità che c'è nello sguardo di una madre come Donna Peppina, nel verbo torrenziale ed irresistibile del cameriere Turillo (interpretato da Ottavio) e nella forza verace di chi costruisce con le proprie mani il domani del mondo.
La regia di Buonomo vede in scena un grande cast tra attori, cantanti (voci femminili) e giovani ballerini. Per questa nuova edizione dello spettacolo rivela “Sono tre anni che annunciamo il ritorno in scena. Avevo bisogno degli attori giusti, del momento giusto, della libertà che è alla base de Il Teatro di Ottavio. E' una produzione non semplice ma dovevo regalarmela. Spero sempre nell'affetto del pubblico che per questa opera, negli anni, ne ha avuto tanto, tantissimo”.