Sant’Arpino. Gruppo Misto:”Lavoratori Econova senza stipendio: l’amministrazione si nasconde dietro le scuse, difende la ditta e attacca chi denuncia. La verità va detta, fino in fondo”

SANT'ARPINO. Il gruppo Consiliare “Misto” replica al comunicato dell’Amministrazione comunale, smontando tutte le inesattezze contenute e ribadendo la propria posizione con dati e atti concreti.

"Leggere la risposta dell’amministrazione comunale sulla vergognosa vicenda degli operatori ecologici senza stipendio conferma, purtroppo, quanto sia lontana la loro attenzione dalle reali esigenze dei lavoratori e dei cittadini.

Mentre ci sono famiglie che hanno trascorso le festività pasquali senza un euro in tasca, l’amministrazione ha preferito dedicare il proprio tempo ad attaccare chi ha sollevato il problema, piuttosto che affrontare la questione con serietà e responsabilità.

La verità è una sola: se davvero aveste avuto a cuore i lavoratori, li avreste tutelati molto prima. Avreste potuto e dovuto favorire la trasformazione dei contratti da part-time a full-time, garantendo loro condizioni più dignitose.

Invece avete dormito, non avete vigilato né controllato, e avete consentito che alla pensione di un operatore ecologico la ditta assumesse un nuovo dipendente esterno, senza nemmeno attivare la sostituzione presso il CUB, come previsto dalla Legge Regionale n.14/2016 e s.m.i. n.29/2018.
Un’occasione persa, quando sarebbe stato più corretto e vantaggioso — anche per l’Ente — spalmare le ore di lavoro tra le unità già in servizio a part-time, molti dei quali lavorano ancora oggi solo 4 ore al giorno.
A questo punto, viene da chiedersi: perché l’Ente non ha sanzionato la ditta per avere violato gli obblighi di ricollocazione del personale?
Perché non ha disposto la risoluzione del contratto come imporrebbe l’art. 44 della Legge Regionale n. 14/2016?
E ancora: se l’Ente fosse, così come dice, “vicino” ai lavoratori, perché non ha mai accertato le reali condizioni di sicurezza dei luoghi di lavoro?

Ma non è finita qui.

Trovo assurdo e inaccettabile che l’amministrazione si premuri di giustificare la ditta, affermando che “ha avuto dei problemi” e per questo non ha pagato gli operatori.
Si rammenta che l’Ente non è un “difensore d’ufficio” della società appaltatrice ma il committente con precisi doveri di vigilanza, controllo e sanzione delle inadempienze.

La verità è che la società affidataria, a prescindere da eventuali problemi o ritardi del Comune, ha l’obbligo contrattuale di garantire regolarmente il pagamento degli stipendi ai lavoratori. Questo principio è chiaramente stabilito nel Capitolato Speciale d’Appalto:
all’Articolo 47 si legge infatti che il Comune può ritardare il pagamento del canone mensile fino a tre mesi, senza che ciò giustifichi alcuna interruzione o ritardo nei pagamenti ai dipendenti da parte della ditta.

Non solo: lo stesso Capitolato prevede espressamente che la ditta debba anticipare gli stipendi per almeno tre mensilità anche nel caso in cui il Comune non dovesse corrispondere il canone.
Qui, però, parliamo di una situazione diversa, perché il Comune dichiara — nero su bianco — di aver pagato puntualmente, e la ditta, nonostante ciò, non ha pagato regolarmente i lavoratori.

E l’amministrazione cosa fa? Non pretende il rispetto degli obblighi contrattuali, ma si affretta a giustificare l’ingiustificabile, difendendo la società mentre i lavoratori restano senza stipendio.
Un atteggiamento gravissimo, indegno di chi ha il dovere istituzionale di tutelare cittadini e lavoratori, non i soggetti privati affidatari.

Oltretutto, nella vostra nota affermate di avere “fatto tutto ciò che era nelle nostre possibilità per risolvere la situazione”.
A questo punto, si chiede: a fronte del mancato pagamento delle retribuzioni, avete disposto l’intervento sostitutivo come previsto all’art. 11, comma 6, D.lgs. 36/2023?
Configurando l’inadempimento retributivo un grave illecito professionale ai sensi della normativa vigente in materia, perché non è stata rivalutata l’ affidabilità professionale dell’impresa?

E poi, come se non bastasse, nella vostra nota non avete perso occasione per lanciare la solita accusa generica:

“…a differenza di qualche ex amministratore che predica in questo momento ma che in passato ha razzolato malissimo.”

Nomi e cognomi, cari amministratori: dove sono?
Perché se davvero qualche ex amministratore “ha razzolato male”, non avete denunciato immediatamente alle autorità competenti? Perché, se si trattava di questioni serie, non avete preso provvedimenti formali invece di limitarvi — oggi — a buttare fango nel tentativo di distrarre l’opinione pubblica?

E infine l’ultima farsa: quella delle indennità.

Non è affatto vero che vi siete “tagliati” gli stipendi come gesto di responsabilità.
La verità è che, grazie a quanto previsto dall’articolo 1, comma 583, della Legge 30 dicembre 2021, n.234 (Legge di Bilancio 2022), gli amministratori locali avevano la possibilità di mantenere le indennità preesistenti o di accettare l’aumento previsto dalla legge.

Voi avete scelto liberamente di confermare l’aumento, salvo poi ridurvi del 30% l’indennità e presentare questa mossa come se fosse un sacrificio personale.
Un’operazione studiata a tavolino: prendere prima, tagliare poi, e raccontare una comoda verità di facciata. La realtà è che potevate tranquillamente mantenere le indennità più basse sin dall’inizio, come consentiva la legge, e non lo avete fatto.

La verità è semplice:
non è chi denuncia le ingiustizie che vuol speculare.
È chi resta in silenzio di fronte a lavoratori senza stipendio, mentre continua a incassare puntualmente la propria indennità da amministratore, che dovrebbe farsi un esame di coscienza.
E’ chi non agisce che si rende complice.
E’ chi omette di sanzionare, facendo gli interessi della ditta, che tradisce la funzione pubblica".

Share
Translate »