Sant’Arpino. Si è chiusa ieri una mediocre Sagra del Casatiello organizzata dalla Pro Loco che è ormai un Circolo Pensionati degli “Unti del Signore”

(di Idio Urciuoli)

SANT'ARPINO. Si è chiusa ieri la trentesima edizione della Sagra del Casatiello organizzata dalla locale sezione della Pro Loco guidata dal presidente Aldo Pezzella.

La manifestazione ha fatto registrare oggettivamente un buon numero di partecipanti, seppur inferiore allo scorso anno e comunque molto lontano dal record sbandierato da qualche socio del sodalizio culturale, particolarmente avvezzo ad auto celebrarsi. L'unico record certo della Pro Loco, ad oggi, è quello della durata dell'incarico al presidente Pezzella, un "parcheggiatore abusivo" (per dirla alla De Luca) alla guida dell'associazione dal 23 novembre 2008.

Tralasciando per un attimo la questione "Pezzella" che merita una più ampia analisi, cosa è emerso dall'evento durato tre giorni è stata sicuramente la totale disorganizzazione generata da un modo di fare approssimativo e mediocre, quella stessa mediocrità con cui la Pro Loco rifiuta a tutti i costi il ricambio generazionale.

Se è vero come è vero che la grande manifestazione è nata da un gruppo di visionari, "Unti del Signore", che trent'anni fa l'hanno ideata, è altrettanto vero che quegli stessi visionari oggi non vogliono lasciare in alcun modo spazio alle nuove leve tradendo il principio primario di un'associazione culturale e cioè garantire il rinnovamento. Sono incollati alle poltrone: mantengono lo stesso presidente da sedici anni, non hanno under cinquanta nel direttivo e della parità di genere neanche a parlarne: le donne negli organi decisionali sono bandite. In pratica un circolo pensionati anni settanta che ogni tanto fa qualche goffo e imbarazzante tentativo di inserire giovani tra i soci con la promessa di rinnovamento che puntualmente viene disattesa. E come può un'associazione del genere continuare a promuovere la cultura e il territorio se ha un modus operandi arretrato e medioevale? Mistero della fede.

A non essere un mistero, però, sono i soldi sborsati dai panificatori per prendere parte alla sagra: 1700 euro a testa. Più di 6mila euro, oltre ai contributi degli altri standisti, che non hanno permesso di uniformare gli stand (ogni panificatore realizza il suo a spese sue facendo quello che gli pare), non hanno permesso di inserire qualche artista importante nel calendario (soprattutto nel giorno più debole), non hanno permesso di mettere dei bagni e non sono serviti sicuramente per migliorare un'organizzazione caotica che ha concentrato tutto in piazza e lasciato spazi morti un pò ovunque. Come sono stati spesi? Non ci è concesso saperlo perché in Pro Loco la trasparenza è una specie di visione mistica concessa solo a qualche prescelto.

Infine, un passaggio doveroso che fotografa in pieno la situazione in Pro Loco non può non essere fatto sulla spettacolare comunicazione vintage del presidente Pezzella: mentre nel resto del mondo la promozione associativa si è evoluta con i social network e i 6X3, "nonno Aldo" continua a girare con i depliant e i libricini sull'attività associativa. Per lui il mondo si è fermato, fa quasi tenerezza. L'unica cosa a non fare tenerezza, oggi, è la mancata consapevolezza dei soci della Pro Loco rispetto al rapporto che ha l'associazione con il tessuto sociale cittadino. Imbarazzante.

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